Una vestizione lenta, lunga e meticolosa per il “bel” del carnevale di Schignano. Si incomincia all’alba, i primi addirittura iniziano alle quattro di mattina per essere pronti verso le sette. In ogni abitazione, in silenzio e nascoste, le donne più brave svolgono il loro fondamentale compito, cucendo e ricamando l’abito che il marito, figlio o compagno indosserà durante le sfilate.
Un paio di pantaloni realizzati con stoffe colorate e impreziosite da motivi floreali dai toni forti, calze di lana e scarpe pesanti e, per alcuni, anche le ghette, soprattutto quando per scendere in paese negli inverni più pesanti, in occasione del carnavaà, si devono attraversare boschi e pendii magari ancora innevati. Legate in una unica corda in vita, ecco poi le quattro quattro campane di bronzo, due davanti e due dietro. La corda viene poi fatta passare sulle spalle incrociandola in modo da scaricare il peso, che arriva fino a circa 8 chili, sulle spalle stesse. Completata la prima fase, tocca poi al butasc, il grosso pancione simbolo di opulenza. per realizzarlo si indossa una gonna che risvoltata all’insù e cucita all’altezza delle spalle, lasciando due aperture in cui infilare le braccia. L’imbottitura poi, di solito la si ottiene con foglie di faggio. Ma la pancia va poi arricchita e abbellita, cucendo foulards in modo da ricoprirla integralmente per poi agghindarla con centrini ricamati, pizzi e della bigiotteria.
Alla base del pancione una balza di pizzo nasconde la gonna.
Prima di indossare la maschera si passa poi ai “manazìn”, delle mezze manica di lana colorata lavorate a mano, che vengono fermate all’altezza del gomito con dei lacci infiocchettati.
Dopo questo lungo rituale, per il quale ci si impiegano delle ore, s’infila la maschera, si indossa il cappello con due lacci che penzolano dalla tesa che servono per essere annodati sotto il naso della maschera, sostenendola e fissandola al viso. Si raccolgono accessori come ventagli, eleganti bastoni, s’indossano i guanti e poi, via, si va in scena, con la tradizionale camminata lenta ed importante, per dare un’aura quasi di nobiltà altezzosa ad ogni gesto.